Di Qais Aljoan — Agosto 2025

I. Introduzione

L’espressione Nord Globale evoca spesso un’immagine d’unità: gli Stati ricchi e industrializzati d’Europa, del Nord America e i loro alleati nell’Asia-Pacifico, con un’influenza sproporzionata su finanza, tecnologia e sicurezza mondiali. Ma questo scorciatoia è ingannevole. Il Nord Globale non è monolitico: al suo interno si scontrano due potenti correnti.

Da un lato si erge l’Eurocidio — corrente politica dominante tra molti governi, coalizioni di potere ed élite della sicurezza-industria. «Eurocidio» non perché uccida letteralmente l’Europa, ma perché ne corrode la coscienza: privilegia l’impunità rispetto alla responsabilità, la dominazione rispetto alla dignità e l’allineamento al potere rispetto alla fedeltà al diritto universale.

Dall’altro emerge il Nord della Giustizia — corrente civico-etica radicata nei popoli, nei giovani, nelle minoranze, nei sindacati e nelle comunità di fede, e incarnata anche da dirigenti, giuristi e istituzioni coraggiosi che sostengono il diritto internazionale, l’uguaglianza e la dignità umana. Due forze — una incardinata nella politica e l’altra mossa dalla coscienza — che definiscono la linea di frattura del nostro tempo.

II. Definire le due correnti

1) Eurocidio (corrente politica).
Attraversa gabinetti, parlamenti, burocrazie della sicurezza, conglomerati mediatici e consigli di amministrazione multinazionali. Tratti riconoscibili:

L’Eurocidio non è un’organizzazione formale, ma una costellazione di interessi e ideologie che convergono su una medesima linea: priorità alla sicurezza dello Stato e allineamento geopolitico rispetto a diritti e dignità, specialmente degli «altri» — palestinesi, migranti, minoranze. Una corrente che prospera sull’erosione degli standard etici, dove il fine giustifica i mezzi e la «realpolitik» legittima complicità in gravi violazioni.

2) Nord della Giustizia (corrente etica).
Vive nella coscienza delle società e in istituzioni di principio. Fluisce nei movimenti civici, nell’attivismo giovanile e nella leadership coraggiosa; si esprime anche in tribunali, sindacati e comunità di fede. Ancoraggi:

Qui il linguaggio della giustizia è impegno, non retorica: il diritto dell’uno è il diritto di tutti; la sofferenza dell’uno, quella di tutti. Nessuna sicurezza vera si costruisce sul dorso degli oppressi; la pace duratura poggia soltanto su giustizia e riconciliazione.

Questa riflessione non sostituisce l’atto d’accusa giuridico con la retorica; interroga i silenzi dell’Europa e l’applicazione selettiva del diritto come questione di coscienza e responsabilità civica.

III. Misurare l’asimmetria

Oltre la retorica, intervalli indicativi aiutano a mappare lo squilibrio:

Il risultato è una frattura strutturale: una minoranza governante detta la politica, mentre una maggioranza di coscienza sostiene la domanda di giustizia.

IV. Casi: Politica vs Coscienza

Palestina come prova di chiarezza. Mentre l’Eurocidio protegge Israele e mantiene cooperazione sugli armamenti, il Nord della Giustizia riempie strade, campus e tribunali con richieste di responsabilità, cessate il fuoco e riconoscimento dei diritti palestinesi. Gli stessi governi che invocano un «ordine basato su regole» ne ridisegnano i confini quando gli accusati sono alleati.

Casa e disuguaglianze. La governance pro-mercato tollera speculazione e inflazione degli affitti; la corrente civica organizza controllo dei canoni, edilizia sociale e accesso eguale — sostenendo che la sicurezza comincia dalla casa, non dagli indici di mercato o dai bilanci militari.

Giustizia climatica. Settori consolidati spingono per ritardare la regolazione; i giovani chiedono transizione e tutela dei più vulnerabili. Anche qui il Nord della Giustizia corre più veloce della macchina politica che protegge gli incumbent.

Lo schema si ripete: corrente dell’impunità contro corrente della coscienza. Non sono mondi stagni; si scontrano, si sovrappongono e a volte forzano riallineamenti. È in questo movimento che nasce il cambiamento.

V. Passaggi tra correnti

Il confine tra Eurocidio e Nord della Giustizia non è assoluto. Istituzioni e responsabili possono attraversarlo con atti concreti: sospendere esportazioni di armi/spyware verso i violatori, sostenere corti internazionali senza doppi standard, proteggere il diritto a protestare invece di criminalizzarlo, applicare clausole sui diritti negli accordi commerciali e rendicontare con trasparenza i danni ai civili con percorsi di accountability.

I movimenti civici crescono quando connettono le cause: Palestina con casa, clima, diritti del lavoro e libertà digitali. Quanto più fitto il tessuto, tanto più forte la corrente di giustizia.

VI. Conclusione

Il Nord Globale non è un blocco ma un campo fratturato. Eurocidio incarna le abitudini del potere: sicurezza prima, diritto poi. Il Nord della Giustizia incarna la coscienza viva delle società e il coraggio dei responsabili di principio. Il terreno decisivo è costruire il ponte — far incontrare politica e coscienza.

La storia non ricorda chi ha preservato l’impunità;
ricorda chi ha difeso la dignità.


Nota editoriale: Questo saggio è pubblicato in cinque lingue. La posizione etica e l’argomento centrale sono identici, sebbene tono ed estensione varino: alcune versioni sono più analitiche, altre più retoriche o filosofiche. È una scelta deliberata, che riflette le diverse modalità di ricezione nei contesti culturali. Le differenze riguardano la forma, non la sostanza.