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Quando la volontà vince sul frastuono delle armi

La Spagna e i popoli d’Europa di fronte al genocidio: la legge e la coscienza più forti degli arsenali

Di: Qais Aljoan — Settembre 2025

“ Come quel vento che rompe il silenzio tra le fronde,
così la voce dei popoli ha spezzato il silenzio ufficiale.”

— Qais Aljoan

Le voci dei popoli soffiano come venti ostinati che non si lasciano incatenare. Si sono dimostrate più forti dei silenzi ufficiali, più tenaci delle giustificazioni diplomatiche. Oggi, in Europa, assistiamo a una svolta che non nasce da palazzi o cancellerie, ma da strade, università e coscienze che reclamano giustizia.

I. La Spagna… un esempio degno davanti alla verità

In tempi scossi dal doppio standard, la Spagna si è posta dalla parte giusta della storia. Non si è accontentata di condanne retoriche: ha tradotto le parole in azioni concrete.

Non sono semplici misure tecniche: è una scelta etica. La Spagna — senza bombe nucleari né vasti arsenali — ha deciso di investire in pace, sviluppo e dignità.

II. Tre dimensioni dell’impegno spagnolo

  1. Investire nelle persone, non nelle armi
    Dando priorità a istruzione, sanità e cooperazione internazionale piuttosto che alla corsa agli armamenti.
  2. Uno storico coerente di sostegno umanitario
    Palestina, Ucraina, Sudan, Nepal, Afghanistan… la Spagna ha mantenuto posizioni costanti a fianco dei popoli vulnerabili.
  3. La legge come bussola
    Ogni passo poggia sul diritto internazionale, la legalità umanitaria e le risoluzioni dell’ONU.

III. L’Europa… quando la coscienza si risveglia

Il cambiamento nella risposta ufficiale dell’UE non è spuntato dal nulla. È frutto della pressione dei popoli europei che hanno riempito le piazze, firmato manifesti e spinto i loro governi. Quella pressione si è unita al coraggio di Stati come Irlanda, Paesi Bassi e Svezia, che hanno scelto di stare dalla parte luminosa della storia.

Frutto di ciò, nelle ultime settimane abbiamo visto:

Conclusione

La Spagna dimostra che la coscienza europea, quando si lascia guidare dalla strada e dalla legge, può incontrare il battito arabo e musulmano in un medesimo corso di umanità condivisa.

Eppure, resta una domanda pungente:

Quando vedremo la Lega Araba parlare e agire con una sola voce ferma — non con gesti isolati — in difesa della giustizia?

Se i popoli d’Europa hanno spinto fino a piegare la rotta, come potrebbero non farlo coloro che hanno la causa più vicina nel sangue, nella storia e nel destino?

Nomi che la storia ricorderà

La storia, che difficilmente dimentica chi seppe alzare la voce quando altri tacevano, metterà sulla stessa pagina Pedro Sánchez, presidente del governo spagnolo, José Manuel Albares, e Teresa Ribera — la prima voce a Bruxelles ad avere il coraggio di pronunciare la parola genocidio — insieme a Josep Borrell, la cui traiettoria diplomatica in Europa ha aperto la strada e le cui posizioni critiche sull’offensiva a Gaza hanno segnato il dibattito europeo.

Accanto a loro resteranno anche coloro che, da altri governi europei, hanno scelto la chiarezza della storia:


Nota: Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Al-Seyasah il 15 settembre 2025.

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Nota editoriale: Questo saggio è pubblicato in cinque lingue. L’impostazione etica e l’argomento centrale sono identici, sebbene il tono e la lunghezza varino: alcune versioni sono più analitiche, altre più retoriche o filosofiche. Si tratta di una scelta deliberata, che riflette come ogni cultura riceve il discorso. Le differenze riguardano la forma, non la sostanza.