“ Come quel vento che rompe il silenzio tra le fronde,
così la voce dei popoli ha spezzato il silenzio ufficiale.”
— Qais Aljoan
Le voci dei popoli soffiano come venti ostinati che non si lasciano incatenare. Si sono dimostrate più forti dei silenzi ufficiali, più tenaci delle giustificazioni diplomatiche. Oggi, in Europa, assistiamo a una svolta che non nasce da palazzi o cancellerie, ma da strade, università e coscienze che reclamano giustizia.
I. La Spagna… un esempio degno davanti alla verità
In tempi scossi dal doppio standard, la Spagna si è posta dalla parte giusta della storia. Non si è accontentata di condanne retoriche: ha tradotto le parole in azioni concrete.
- Ha consolidato per legge l’embargo sulle armi a Israele.
- Ha chiuso i suoi porti e cieli al transito di navi e aerei a destinazione militare israeliana.
- Ha sanzionato ministri ultrà come Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, vietando loro l’ingresso in territorio spagnolo.
- Ha proibito l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali.
- Ha aumentato il suo aiuto alla Palestina: 150 milioni di euro per Gaza nel 2026, più altri 10 milioni per l’UNRWA.
Non sono semplici misure tecniche: è una scelta etica. La Spagna — senza bombe nucleari né vasti arsenali — ha deciso di investire in pace, sviluppo e dignità.
II. Tre dimensioni dell’impegno spagnolo
- Investire nelle persone, non nelle armi
Dando priorità a istruzione, sanità e cooperazione internazionale piuttosto che alla corsa agli armamenti. - Uno storico coerente di sostegno umanitario
Palestina, Ucraina, Sudan, Nepal, Afghanistan… la Spagna ha mantenuto posizioni costanti a fianco dei popoli vulnerabili. - La legge come bussola
Ogni passo poggia sul diritto internazionale, la legalità umanitaria e le risoluzioni dell’ONU.
III. L’Europa… quando la coscienza si risveglia
Il cambiamento nella risposta ufficiale dell’UE non è spuntato dal nulla. È frutto della pressione dei popoli europei che hanno riempito le piazze, firmato manifesti e spinto i loro governi. Quella pressione si è unita al coraggio di Stati come Irlanda, Paesi Bassi e Svezia, che hanno scelto di stare dalla parte luminosa della storia.
Frutto di ciò, nelle ultime settimane abbiamo visto:
- Proposte per sospendere parti dell’accordo commerciale con Israele.
- L’inserimento di ministri estremisti e coloni violenti nelle liste di sanzioni.
- E, per la prima volta, voci all’interno della Commissione europea che descrivono la guerra a Gaza come un possibile genocidio.
Conclusione
La Spagna dimostra che la coscienza europea, quando si lascia guidare dalla strada e dalla legge, può incontrare il battito arabo e musulmano in un medesimo corso di umanità condivisa.
Eppure, resta una domanda pungente:
Quando vedremo la Lega Araba parlare e agire con una sola voce ferma — non con gesti isolati — in difesa della giustizia?
Se i popoli d’Europa hanno spinto fino a piegare la rotta, come potrebbero non farlo coloro che hanno la causa più vicina nel sangue, nella storia e nel destino?
Nomi che la storia ricorderà
La storia, che difficilmente dimentica chi seppe alzare la voce quando altri tacevano, metterà sulla stessa pagina Pedro Sánchez, presidente del governo spagnolo, José Manuel Albares, e Teresa Ribera — la prima voce a Bruxelles ad avere il coraggio di pronunciare la parola genocidio — insieme a Josep Borrell, la cui traiettoria diplomatica in Europa ha aperto la strada e le cui posizioni critiche sull’offensiva a Gaza hanno segnato il dibattito europeo.
Accanto a loro resteranno anche coloro che, da altri governi europei, hanno scelto la chiarezza della storia:
- In Irlanda, Micheál Martin, viceprimo ministro e ministro degli Affari esteri.
- Margot Wallström, ex ministra degli Affari esteri di Svezia, pioniera nel riconoscere la Palestina.
- Wopke Hoekstra, ex ministro degli Affari esteri dei Paesi Bassi e oggi commissario europeo. Questa confluenza di popoli, governi e coscienze traccerà, un giorno, il racconto di come la giustizia e la dignità umana seppero imporsi sul frastuono delle armi.
Nota: Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Al-Seyasah il 15 settembre 2025.
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